mercoledì 15 giugno 2016

Dicono che ti scorra la vita davanti agli occhi... io continuavo a vedere solo il suo sorriso

Torno dopo un infinito silenzio, torno dopo aver avuto un brutto incidente.

Un uomo ha avuto un malore, o un colpo di sonno (ancora non s'è capito), fatto sta che non ho potuto evitarlo, fatto sta che il muso della sua auto si è scontrato molto forte con quello della mia.
Ricordo tutto lucidamente.
Gli istanti prima dell'impatto dove ho pensato che non mi avesse visto e che l'avrebbe fatto a breve deviando la traiettoria, dove ho capito che non sarebbe stato così, dove ho cercato una via di fuga e non trovandola semplicemente mi sono preparata all'impatto.

Gli occhi sgranati che vedono quell'ombra avvicinarsi sempre più, il respiro che si blocca, il tonfo, un urlo ed un altro tonfo inaspettato, la macchina che mi seguiva mi aveva tamponata, un altro urlo, chiudo gli occhi, vengo sballottata qui e la, poi mi fermo.

Ritorno a respirare, sento qualcosa che mi pizzica la gola, dall'airbag esce del fumo... sono spaventata ed impietrita e comincio a piangere.
Mi guardo nello specchietto, ho del sangue che esce dal naso, non riesco a capire come sto ma la prima cosa che faccio è mandare un messaggio vocale. Le dico cosa è successo, le dico che l'amo come nessuno prima,  dico che forse mi porteranno al pronto soccorso e poi chiamo il mio migliore amico che abita lì vicino, i miei genitori e spero che i soccorsi arrivino presto.
Cerco di ascoltarmi, di valutare la situazione, mi piove addosso, urlo cose, chiedo aiuto, do contatti perchè il mio cellulare e scarico, mi preoccupo di cose assurde come spostare lo zaino verde per evitare che il libro all'interno si bagni e nel casino fa capolino il suo sorriso e mi auguro solo di vederlo ancora.

I soccorsi sono lenti, confusi, sconclusionati, eterni. La persona che mi ha colpito si prende il lusso di far aspettare l'ambulanza, di non fsrsi prendere subito i parametri, di mettersi a dirigere il traffico, di recuperare il portafogli mentre io resto su una barella immobile, vestita come un pacchetto di natale, tremante... il resto del pomeriggio è fatto di brividi di freddo, nuovi dolori, paura, gli occhi dei miei genitori spaventati, analisi, aghi, tubi, liquidi radioattivi nelle vene, tremori, sorrisi che nascondono preoccupazione... e in ogni momento, a tenermi tranquilla c'era sempre il suo sorriso.

Oggi alle 15:45 sarà passata una settimana.
Ed ora so, che prima di morire non è la vita a scorrermi davanti, ma imperterrito, come uno schiaffo in faccia che mi dice di restare... il suo sorriso.

E io sono rimasta...


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