venerdì 21 luglio 2017

My december


La giornata appena trascorsa è stata parecchio strana.
Si sono alternati sorrisi e lacrime sul mio volto con una velocità che davvero non mi appartiene.

Ieri sera dopo una meravigliosa giornata trascorsa in ottima compagnia, circondata dalla natura rigogliosa e accarezzata da un vento impetuoso e ricco di energia, ecco un fulmine. Così, di punto in bianco sferzava nel mio cielo fatto di stelle, luna e serenità.

Chester Bennington era morto.


Per chi non lo sapesse era il cantante di una famosissima band, i Linkin Park ma non sono qui per parlarvi della storia di quest'ultima o di Chester dato che internet è pieno di informazioni a riguardo.

Oggi voglio semplicemente ricordare, che è poi quello che si fa quando una persona cara ci lascia.
Si fa l'unica cosa possibile, portarla nella memoria e nel cuore così che i nostri sentimenti verso essa restino vivi, indelebili, immutati.
Mi stranisce essere così coinvolta e sconvolta, mi ha sorpresa che le lacrime siano scese da sole mentre ascoltavo Numb e lavavo i piatti, o mentre parcheggiavo al centro commerciale ascoltando In the end per caso, o che mi venissero ancora i brividi nel bridge di From the inside o in Puppercut.
Oggi anche volendo non avrei potuto evitare di scontrarmi ancora con la tua voce, cosa che fino a ieri sarebbe stato un piacere, ma oggi è straziante sapere che le tue corde non vibreranno più, che non darai più voce al tuo dolore e a quello di tantissime persone.
Un tempo lo facesti anche per me.

Era il 2001 e su MTV mi imbattei in In the end. Fu subito amore, inutile dire chi della band mi colpì di più, non avevo mai sentito una voce così sofferente, così appassionata, così espressiva su una musica che unisse sonorità dure all'elettronica.
Da lì partì la caccia a tutto quello che riguardava la band, ascoltai a non finire Hybrid Theory, misi da parte i soldi del lavoro al ristorante per comprare Live in Texas e consumai anche quello.
Passai ore davanti alla tv a cantare, imparai a fare lo scream, così, imitandolo con una spontaneità che sorprese anche me oltre che chi mi ascoltava.
Non ebbi nessun timore a cantare in quel modo davanti alla gente, compresi i miei genitori che non mi avevano mai ascoltata seriamente, non glielo permettevo dato che cantavo solo in loro assenza. Stavo tirando fuori la mia rabbia, finalmente ci riuscivo, volevo che tutto il mondo vedesse quanto lo fossi e quanto potessi fare paura e mi riusciva.
Questo mi diede tantissima fiducia in me stessa così cercai anche di mettere su una band dove avrei fatto le veci del mio idolo ma essendo una ragazza, nessuno mi prendeva sul serio almeno fino a quando non aprivo bocca. Purtroppo il progetto non vide mai la luce ma io non smisi di cantare ed amarli, anzi, all'uscita di Meteora in tantissimi storsero il naso ma non essendo purista del genere e non essendo polemica per natura, mi piacque molto.

La cosa che mi rese ancora più felice fu il poter condividere questa passione con una mia cara amica, l'unica in quel periodo, lei era la mia spalla in quest'amore incondizionato. Anche lei come me si rivedeva in quel tormento che permeava ogni nota, ogni verso, ogni colpo diretto al cuore.
Insieme cercavamo notizie sulla band, video nuovi ed arrivammo a creare delle magliette fatte a mano dato che non potevamo permetterci di comprale.
Ricordo di una gita di classe a Praga, eravamo al settimo cielo, avremmo potuto camminare sul ponte dove avevano girato il video di Numb una delle canzoni che preferisco. Mi portai persino lo stereo con i cd occupando quasi tutto lo spazio in valigia, non potevo sopportare di non cantarli ed ascoltarli per tre giorni di fila, inutile dire che le mie compagne di stanza non furono troppo felici.
Nella stanza d'hotel, attaccata alla parete d'un giallo sbiadito, lì dove c'era il mio letto che avrei condiviso con la Vale, una bandiera. Sfondo tra il ruggine e il rosso, l'effetto un po' grunge, al centro un soldato sollevato dalle ali di una libellula e sotto una scritta, Linkin Park; l'avevamo comprata facendo colletta io e la Vale, era il nostro trofeo, il nostro souvenir alternativo.
Ricordo la notte prima di ripartire per una casa dove non avrei voluto tornare così presto, in piedi fissando la bandiera, una bottiglia d'assenzio dal sapore davvero cattivo nella mano destra, stappata e per metà vuota, l'altra parte spettava alla mia socia, mi chiedevo se quella sensazione di libertà l'avrei provata presto, mi chiesi esattamente dove stessi andando ma non mi preoccupai mai di perdere le mie certezze, la musica e la mia migliore amica. La vita poi mi spiegò ancora molte cose ma ero solo una ragazza che aveva già commesso qualche errore che se pur non grave aveva pesato e mi pareva di averne superate già un bel po'.

Quella voce mi insegnò tanto e quando la mia rabbia fu quasi del tutto scomparsa, quando la vita mi diede un dolce boccone allentai la presa; senza mai perdere d'occhio il mio Chez scoprii altre sonorità, altri obiettivi, altre voci a cui ispirarmi ma fu certamente grazie a lui se sono quella che sono oggi, almeno "METALmente" parlando.

Nel giugno 2014 realizzai un mio piccolo sogno, sentirli dal vivo.
Non li ascoltavo da anni e arrivai al concerto del tutto impreparata al turbinio di emozioni che m'avrebbero colta. Le lacrime furono il minimo, fu quello che mi smossero dentro a lasciare il segno.
La rabbia, i ricordi, l'impazienza, la nostalgia di un'amicizia di quelle che sei sicura non cambieranno mai e invece si, e poi quelle note, le melodie, i brividi, il cuore che accelera, il collo che si spezza ad ogni headbanging, il pogo, salire sulle spalle di un'amico per vedere Bennington piccolo piccolo saltare come nel dvd che ben ricordavo, cercare di scorgere qualcosa dai tablet che per una volta non odiavo, l'energia che arrivava ad ondate senza sosta, la sensazione che ogni c***o di parola fosse un macigno, avesse il suo peso specifico ed era lì per fartelo presente, ancora ed ancora.
Il concerto più bello della mia vita.

Per tutti questi motivi ieri sera sono rimasta basita, incredula ed attonita. Speranzosa che fosse tutta una bufala e invece no. Mi sono subito chiesta come potesse una persona apparire così forte e riuscire a trasmetterti questa forza ma essere così fragile. Mi sono chiesta quanto sia davvero terribile la depressione, mi sono chiesta perchè in questo modo ma poi l'ho ascoltato, dopo tantissimo tempo e le domande sono scomparse come il sole dietro le nuvole.

Lo ascoltavo e non riuscivo più a pensare, l'incanto è immortale, su questo non ci sono dubbi.

Io spero solo che tu sia davvero sereno caro Chez, tutto il resto è vapore che farà il suo ciclo, però oggi non mi è proprio possibile fare finta di nulla.

Per me oggi è dicembre, uno di quelli dove si sprecano quelle giornate con il vento freddo che ti spacca la faccia e non riesci a respirare, cercherò di non farmi sotterrare dalla neve. Crogiolandomi nel mio dolore intanto ti ascolto, ancora una volta fino a quando non riuscirò a farlo sorridendo proprio come facevo 15 anni fa.

Nella mia storia, per sempre...




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