domenica 27 luglio 2014

Ricordi al tè verde - il mio viaggio in Giappone (parte 3)

Eccomi qui!

Finalmente mi ritaglio un po' di tempo per scrivere questo post.
Ci metto sempre tantissimo tempo, impegno ed energia quando cerco di catapultarvi in questo mondo così distante, estraneo, coinvolgente, affascinante, contraddittorio ed impalpabile (anche quando lo sei lì).
Mi riferisco al mio amato (ormai l'avrete capito) Giappone.

Per i nuovi lettori di questa rubrichetta, sappiate che non faccio altro che raccontare la mia esperienza di viaggio a posteriori, cercando di recuperare i ricordi, le sensazioni, gli odori, i volti così da rendervi partecipi.

Quindi... pronti, partenza, via...






Lunedì, 13 agosto 2012
Al mio terzo giorno in Giappone, l'afa non era ancora entrata nella categoria delle "cose che posso tollerare", ciononostante la sveglia suonò presto, l'energia e l'eccitazione fluivano ininterrotte. La giornata era dedicata alla visita di alcuni famosi templi di Kyoto.
Ad accoglierci all'uscita della porta d'ingresso dell'albergo, c'era un cielo grigio e una pioggerellina dispettosa ed io chiaramente, non avevo l'ombrello.
Ad ogni modo, che ci crediate o no, con o senza non sarebbe cambiato molto; Il tasso di umidità a Kyoto era talmente alto che s'era bagnati in ogni caso. Che fosse sudore o pioggia poco importa.
La prima tappa di questa giornata fu il Kinkaku-ji il famoso tempio fatto d'oro!
Prima di addentrarmi vidi una campana gigantesca all'ingresso del tempio, ovviamente non mi lasciai scappare quest'occasione! a soli 300 yen (3€) la si poteva suonare, esprimere un desiderio, recuperare una cartolina che ritraeva il tempio innevato e ripartire! lo feci senza pensarci troppo su, arrivai davanti al monaco, diedi la mia offerta e salii quelle scalette di legno quasi come se il mio peso potesse in qualche modo disturbarle. Arrivata davanti alla campana l'osservai attentamente; ogni solco ed incisione sulla sua superfice era poesia per gli occhi. Afferai l'enorme corda con entrambe le mani, era ruvida ed umida. Dondolai le braccia cercando di capire come avrei potuto suonarla senza essere goffa, senza sfigurare e sopratutto sperando di non dare l'impressione che per me fosse un gioco... perchè non lo era. Finii comunque con l'essere impacciata e visibilmente emozionata. Le mie solite figuraccie.

Una volta all'interno notai che lo spettacolo era decisamente da mozzare il fiato, nonostante l'assenza del sole, il tempio intero splendeva di luce propria e i suoi giardini, maniacalmente curati, erano lo specchio del culto della bellezza zen secondo i giapponesi.
Durante la visita mi perdetti per i giarini, lanciai monetine da 5 yen in delle ciotole (porta fortuna), e poi arrivata alla fine del percorso trovai una piccola costruzione in legno dove riporre le candele, un enorme incensiere e una casa del tè dove si poteva gustare il famoso matcha (tè verde giapponese), purtroppo però non ebbi il tempo di partecipare.
Come per tutto il resto del viaggio la parola d'ordine fu... arrivare... guardare... partire verso una nuova meta... e infatti...






La tappa successiva fu il famosissimo tempio zen Ryoan-ji.
Avevo già visto questo tempio in tv nel documentario "Turisti per caso", ero piccola all'epoca ma mi ricordo che mi colpì per la presenza di un giardino "alternativo" fatto di pietre e ghiaia chiamato "karesansui".



La sabbia bianca simboleggia il mare e le rocce più grandi delle isole, in questa composizione sono presenti 15 rocce ma da qualunque punto di vista se ne vedono solo 14 per volta!
Le contai, mi spostai, le ricontai, mi spostai nuovamente... non potevo credere fosse vero... e non potevo credere a come mi sentii in quel momento.
Una delle sensazioni più forti provate in quei giorni mi stava completamente permeando (non sapevo ancora che mi avrebbe accompagnata e mai più abbandonata), un fortissimo senso di pace e di quiete.
Così, da un momento all'altro mi ritrovai seduta davanti al giardino, circondata da tantissime persone senza sentirne la presenza, la testa finalmente libera di svuotarsi, il respiro calmo come non sentivo dal mio arrivo, l'aria permeava ogni fibra del mio corpo e mi sentii davvero serena.
La magia venne interrotta da una voce fuori dal mio campo visivo; mi dissero che dovevamo andare... ecco in realtà avrei voluto restare proprio lì.
Non avevo provato mai un'emozione così forte, restai intontita per tutto il resto della mattinata e non era un bene perchè mi aspettava lo splendido il Ninna-ji!
Questo antico tempio, formato da varie strutture in legno da percorrere scalzi, è stato come molti altri distrutto ma poi ricostruito esattamente come prima ed è la sede della scuola di buddismo Shingon.
All'interno del complesso vi sono anche due edifici Kondō e Miedo che sono stati presi da un palazzo imperiale di Kyoto e "trapiantati" qui! Durante la visita scoprii che erano presenti intere colleszioni di oggetti, ceramiche, dipinti e sculture antichissime che però erano visibili in periodi diversi dell'anno, dovetti tristemente accettare la cosa ma lo splendido paesaggio non mi lasciò triste a lungo.




Dopo una sosta ad un combini (supermercati diffusissimi aperti 24 ore su 24) dove alcuni vollero assaggiare il mitico "meron pan" (pane al melone) ci dirigemmo al Tenryu-ji.
La bellezza di questo posto mi rapì all'istante, sarà perchè sembrava davvero di essere stati catapultati nel giapponese feudale, sarà perchè si camminava scalzi, ci si sedeva sulla stuoia etc etc ma davvero persi completamente la nozione del tempo!
Un concentrato di storia che era destinata a restare sconosciuta almeno fino al mio rientro in hotel, tutti i cartelli erano scritti in giapponese, ad ogni modo quella storia, era presente, non so come se ci si concentrava era possibile sentirla tutta intorno.
I giardini così come l'intera costruzione erano uno spettacolo di rara bellezza e me ne riempii gli occhi. Per tutto il tempo il mio cuore ebbe continui sobbalzi intervallati dalla pace provata guardando un ruscello, dal moto lento e controllato delle carpe, dal canto chiassoso delle cicale, chiacchiere e voci sconosciute.L'emozione era amplificata dall'idea che di lì a poco avrei messo piede in un posto speciale per me. La foresta di bamboo di Arashiyama. Purtroppo però la nostra guida informò me e il resto della ciurma sul fatto che alcune persone non avevano aspettato il resto del gruppo e al fine di non perderci non avremmo potuto visitarla. Ai primi istanti di rabbia seguì la rassegnazione... sarà per il prossimo viaggio, mi dissi.









Con un po' di tristezza mi incamminai verso l'ultima tappa che insapettatamente fu una delle esperienze più belle vissute durante questo viaggio. Arrivata davanti all'ingresso del Fushimi Inari Taisha non compresi del tutto dove fossi in realtà, almeno fino a quando non intravidi un'enrme Torii rosso lacca scagliarsi nel cielo blu del pre-tramonto giapponese.
I miei occhi lasciarono trasparire la meraviglia, scattai pochissime foto tanto fui presa da tutto quello che mi circondava. Statue di volpi messaggere dallo sgardo truce non riuscivano ad incutere alcun timore, almeno per quanto mi riguarda, tuttavia nell'aria si respirava un aria solenne, seria e un po' malinconica.
Avevo già visto questo tempio in fotografia, ma esserci era tutt'altra cosa, così come era tutt'altra cosa passare sotto tuttti i Torii rossi che formavano corridoi lunghissimi che si arrampicavano sulla montagna adiacente chiamata Inari. Questo tempio è dedicato anche alle kitsune (spiriti volpe) che disseminate ovunque sembravano voler proteggere tutte quelle tombe. Ebbene si, scoprii che quelle che sembrano delle porte verso l'ignoto, sono in realtà lapidi, con tanto di nomi scritti sulle colonne. Dopo averlo saputo questo luogo assunse ancora più attrattiva e ormai mi aveva completamente conquistata; la figura mitologica delle kitsune poi m'era sempre piaciuta ormai l'emozione era arrivata a togliermi la parola.
Inciampando spesso e poco volentieri scoprii che era possibile percorrere due sentieri; uno più corto di 3 km e quello completo di 5 km già pregustavo l'avventura dell'arrivare in cima alla montagna in piena notte, con tutta la forsta attorno e con pochissime luci ma a rovinare tutto c'avrebbe pensato l'onnopresente mal di piedi... quindi addio magia, addio avventura, addio care mie bellissime kitsune.
Vi lascio con gli scatti dell'ultimo tempio descritto e vi chiedo perdono se per il corridoio di Torii rossi userò qualche immagine di google, le mie non rendono davvero giustizia.

Purtroppo non ricordo assolutamente cosa accadde quella sera, daltronde sono passati due anni, ma come avrete notatao la magia e le emozioni della mia estate giapponese sono acora vive e si rafforzano ogni giorno di più, in attesa del prossimo viaggio!












2 commenti:

  1. il riferimento alle kitsune mi ha fatto venire in mente il primo episodio del film "Sogni" di Akira Kurosawa

    http://youtu.be/UGyrdfXVOlA

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Henry! non ho mai visto il film in questione ma rimedierò il più presto possibile!
      L'estratto che hai postato racconta del matrimonio tra Kitsune.
      In giappone si dice che quando piove con il sole stia avvenendo un matrimonio tra questi spiriti leggendari a cui sono legatissima!
      Avevo già intenzione di dedicare loro un bel post ^_^

      Grazie inifnite

      Elimina