Oggi è il 6 agosto... 69 anni fa accadde il fattaccio... credo sia stato uno dei punti più bassi toccato dall'umanità...
Non è voluto che proprio oggi io scriva della mia tappa ad Hiroshima... è una coincidenza e proprio per questo, nonostante abbia poco tempo, mi sforzerò di ricordare... anche se fa male.
Di tutte le cose che ho vissuto del Giappone, la visita al Museo della Bomba è stata senza ombra di dubbio quella che ha segnato un solco profondissimo... che resterà lì... per sempre...
Ma partiamo con il racconto...
Martedì 14 agosto 2012.
La sveglia suonò ancor prima del solito e ancora una volta il cielo grigio mi diede il buongiorno, ero ormai al mio quarto giorno in Giappone.
Sapevo già che sarebbe stata una giornata dura... ma non potevo immaginare quanto.
Forte della stretta di mano di Claudio, ci incamminammo.
Il viaggio da Kyoto a Hiroshima durò circa 3 ore, notai subito l'abissale differenza tra gli Shinkansen (treno superveloce) e i treni italiani.
Pulito, ordinato, funzionale e puntuale, ero sconcertata!
Per quanto fosse uggioso, il paesaggio visto dal mio finestrino non riuscì a rattristarmi e tra un anacardo e un cioccolatino (avevo già dimenticato il cappuccio e la brioches) mi gustai la vista dei campi, dei tetti di cui alcuni d'un blu meraviglioso, piccoli cimiteri con tombe scure ed ancora campi, piccoli paesini disordinati, insegne incomprensibili, ingressi fioriti etc...
Arrivati vidi sopra la nostra testa delle decorazioni, a forma di pesciolino, carinissime ma di cui mi sfuggiva il significato poi lessi Hiroshima sul tabellone degli arrivi e capii di esserci davvero.
Cercai istintivamente la mano di Claudio ancora una volta, possibile che tutto fosse così calmo e tranquillo... sembrava tutto normale... ma come può essere normale un posto come Hiroshima???
A distogliermi da questi pensieri arrivò una vera e propria tempesta che mi lavò da capo a piedi trasformandomi in un pulcino bagnato una volta all'ingresso del Museo della Bomba.
L'aria condizionata a -20 mi preoccupava non poco ma una volta visto il plastico nell'atrio del palazzo qualsiasi sensazione corporea venne meno, tranne una, il dolore...
Per la prima volta mi resi conto che non avevo realmente idea di cosa fosse successo lì, della portata della strage, dei numeri senza volto, delle abitudini spezzate, dei ricordi dissolti nel tempo...
Ogni angolo era fonte di dolore e riflessione... persi il gruppo... persi Claudio... girai da sola... vagavo nelle mie sensazioni cercando una spiegazione a tutto quell'orrore. Sovente il mio sguardo incontrò quello di altre persone, giapponesi e stranieri, avevamo tutti la stessa espressione... vuota...
Solo i bambini riuscivano a sorridere...
Stanzianti furono i resti degli oggetti... un triciclo fuso, sopra un istante prima c'era un bambino che giocava spensierato, vestiti di civili, lavoratori, bambini... unghie, capelli... poco... davvero poco
Per tutto il tempo la guida acustica mi raccontò le vicende relative alla guerra ma una delle poche cose che ricordo è la descrizione di quegli attimi...
Il panico, lo smarrimento, il dolore fisico, la paura per i propri cari e per se stessi... fino a quando non ci si accorgeva di non avere più un volto... anche quello può sciogliersi e renderti ancora più insulso, ancora più un numero da sfoggiare in segno di vittoria... trascinandosi per la città in fiamme... in cerca di un aiuto vano.
Dopo due ore e mezza ritrovai il gruppo all'uscita, Claudio era ancora dentro, ed io non volevo dire nulla, rimasi sola con i miei pensieri... con il magone... e con un briciolo di odio verso la razza umana...
Quando finalmente ci fummo tutti si partì per la seconda tappa della giornata, la splendida isola di Miyajima!
Salimmo sul traghetto e lì mi dissero che quest'isola è vietata alle donne incinta, nessuna nasce e nessuno muore a Miyajima... il perchè? Itzukushima (altro nome dell'isola) è un isola sacra! per molto tempo è stato vietato l'accesso agli stessi pellegrini che volevano raggiungere il suo santuario su palafitte.
Una volta arrivati fummo rapiti dal panorama, dai negozietti di souvenir e cibo (specialità le ostriche che ovviamente a me non interessavano) ma sopratutto dai cervi!!!
Questi animali sacri erano ovunque!!! e io non avrei potuto sperare di meglio... passai più tempo a coccolare loro che non a visitare il tempio shintoista di Itzukushima che in ogni caso era spettacolare!!!
Qui presi per la prima volta un oracolo che però non era affatto positivo.
L'usanza vuole che se l'oracolo pescato non è di nostro gradimento va ripiegato e arrotolato attorno a dei piccoli pali, successivamente i monaci prenderanno questi oracoli e li bruceranno in modo da purificare e scongiurare l'avverarsi di ciò che vi era scritto.
Claudio, nel tentativo di tirarmi un po' su il morale, mi trascinò in un'escursione in solitaria verso la parte meno turistica di Miyajima e ci ritrovammo in un dedalo di stradine con tantissime case in stile tradizionale e altari buddhisti.
Uno in particolare colpì la nostra attenzione a causa del fatto che si trovava incastrato tra una scalinata ignota e una casa.
Claudio si avventurò mentre io restai a coccolare il bambi di turno... tornò vittorioso con una fotografia di Miyajima dall'alto!!! (quanto era alta sta scalinata!!??)
Nonostante la sacralità dell'isola facemmo degli incontri piuttosto singolari... dal ninjia all'uscita della stazione dei traghetti al padrone di un gatto vestito di tutto punto con anche le unghie decorate...
ah giapponesi...
La giornata si concluse con il ritorno a Kyoto e un fumante okonomiyaki a lavare via quell'angoscia che non mi aveva ancora abbandonato, nella speranza che per un'unica singola volta, il genere umano abbia imparato dai propri errori...
Vi lascio con questo video... forse vale più di mille parole...
Vi prego con il cuore di guardarlo...
La distruzione di Hiroshima
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